L'antigastronomo

Comportamenti

Dicevano gli antichi: Privatio presupponit habitum

Spesso un’abitudine è una risposta comportamentale a un divieto interiore, a un impedimento consapevolmente vissuto come una privazione. D’altra parte, la condizione di santità di alcuni rari individui se non presuppone in loro l’intima coscienza d’essere dei grandi peccatori, testimonia certo l’assoluta attrazione che sentono verso quello che condannano come un peccato. 

In altre parole, il grado di santità è direttamente proporzionale alla severità della punizione che costoro s’infliggono (e infliggono al prossimo) per le loro cattive inclinazioni a peccare. Perciò, quanto più intensa è l’attrazione che sentono verso il peccato, tanto maggiore sarà la santa costumatezza su cui impronteranno le loro azioni. 

Ecco allora che dietro un eccesso comportamentale di una persona è legittimo sospettare una privazione, un divieto o una censura a cui lo sventurato reagisce con altrettanto vigore.

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Pensando all’accumulazione di beni, che beninteso condanno come un desiderio aggressivo di rivincita contro l’umanità, mi chiedo: nel suo aspetto di brama di appropriazione totalizzante, non potrebbe essere vista come il supremo, allucinato tentativo di avvicinarsi a possedere – soltanto per sé – la chiave di un ordine assoluto, universale delle cose, degli uomini e del mondo?

Ci sono coppie che continuano a essere unite non da affinità elettive o sentimentali, ma da semplici affinità assistenziali.

Questo spiegherebbe il durare infelice di tanti mortificanti rapporti coniugali.

C’è chi diffida di entrare in amicizia con chiunque per non privarsi della libertà poi di poterne dir male.

Capita di persone che mostrano una cordiale indifferenza nei rapporti sociali, perché troppo occupati ad amare se stessi.

Maldisposti verso tutto e tutti, non sopportano che qualcuno possa amarli di un amore più grande di quello che loro stessi smisuratamente si portano. Per questo non conoscono altro modo di tenere i contatti col mondo e con il prossimo se non attraverso i propri malumori.