L'antigastronomo

Mandarsi a cagare

Cara, quando la storia narrata in un film non mi prende, la mia attenzione si sposta automaticamente a scoprire i microfoni in campo, le sigarette che da una scena all’altra miracolosamente s’allungano, le pietanze nei piatti che ritornano intatte nonostante i bocconi consumati un momento prima ecc; e naturalmente, dall’ironia passo alla noia e talvolta al dispetto.

Ora, credo che anche certe storie di coppia, quando perdono di credibilità condivisa, quando è persa l’intesa, finiscono per favorire la comparsa di elementi prima senza rilievo (l’amore non è forse cieco?), su cui s’esercita una dialettica perniciosa ricca di malintesi, fatta di distingui su: tu hai detto ed io ho pensato, dal momento che se volevi avresti potuto e invece…fino ad argomentazioni del tipo: sei tu che non vuoi, se solo lo volessi ecc, con l’epifania di orgogli e pregiudizi personali che, sempre quando la storia funzionava, erano rimasti in sonno, irrisi o mascherati o anche funzionali alla relazione. 

Allora, quel brandello superstite del “noi” non è più sufficiente ad arginare il diluvio, la cataratta, la tracimazione, lo tsunami di tutte le ferocie, le resistenze, le durezze caratteriali, la tigna, la cazzimme(termine napoletano per ostinazione/cazzutaggine) che la voglia di uscirne vittoriosi, vale a dire né da chi è lasciato e meno che mai da chi lascia, mette in campo. E dal momento che a più ardue prove di abilità dialettica spinge la volontà di evitare di farsi carico dell’odioso ruolo di chi “manda a cagare” l’altro, ovvero di chi prende su di sé la responsabilità di rompere la relazione, ecco che un merito maggiore va a chi, piuttosto che mandare a cagare direttamente, accompagna l’altro, lo indirizza, lo spinge amorevolmente a “farsi mandare a cagare”. 

Ciò premesso, giacché, al punto in cui siamo, sono arrivato alla convinzione che:
a) tu non abbia alcun interesse ad intendere, nella situazione in cui mi trovo, la mia più disperata richiesta di attenzione, considerazione e affetto (per dirne poche);
b) che senza averne (spero) piena consapevolezza, tu stia legittimamente manovrando perché sia io a figurare nel ruolo di colui che “manda a cagare” uscendone tu incolpevole;
c) che niente nessuno, né prima né adesso né mai, potrebbe obbligarmi più a mendicare affetto da chicchessia;
ti pongo una domanda semplice semplice a cui rispondere solo con un SI o con un NO: 
hai ancora qualche interesse alla mia persona, non come destinatario di norme igieniche di vita, ma come persona, viva e morta o ancora non spirata che sia?

E sennò, mandiamoci a cagare. Congiuntamente, però.

CasAspecchia, 2007